Acoustic Night 19
Dal 9 al 12 maggio 2019Così come lo scorso anno, Beppe Gambetta rende omaggio a Genova nel suo “Acoustic Night”, tra gli appuntamenti più attesi al Teatro della Corte e giunto alla sua diciannovesima edizione. Il tono dell’omaggio, pur conservando il suo caratteristico tratto gioioso e la sua cifra stilistica, si colora anche di una diversa sfumatura a seguito del crollo del ponte Morandi, avvenuto la scorsa estate.
Dal quattordici agosto scorso, Genova è una citta spezzata dalla tragedia, come ricorda Gambetta in apertura. Anche l’arte e la musica, da sempre patrimonio della cultura genovese, possono rappresentare quindi, oltre che una felice tradizione da rinnovare, anche un’occasione di rialzarsi e di cercare di guardare al futuro con maggiore speranza.
In questo senso va anche la scenografia, curata come sempre da Sergio Bianco: due immagini si stagliano, in alto e rappresentano mappe di città ideali. Al centro il cuore della città, che si apre al mondo attraverso le sue sette porte: una per ogni nota del pentagramma. Sullo sfondo si intravvede, in filigrana, una chiave di violino, a simboleggiare una musica che si fa sottofondo e colonna sonora di un incontro tra diverse esperienze.
Il primo quadro rappresenta la città su uno sfondo uniforme, color terra; il secondo leva lo sguardo al cielo e la traspone come città di stelle, che si adagia sulla volta celeste, come a voler sottolineare un equilibrio e una corrispondenza tra materia e spirito.
E questo stesso equilibrio, quello che sa tenere insieme i sogni con le difficoltà, si respira anche tra le note: tra un country di Johnny Cash e un’aria di Verdi. Ciascuno degli ospiti di quest’anno porta in dote la sua personale e vibrante interpretazione di una grande tradizione musicale, che ha per casa una tra le maggiori città degli Stati Uniti.
La New York di Paul Simon è rappresentata da Jefferson Hamer, dalla voce graffiante e chitarrista virtuoso; Tim O’Brien e la moglie Jen Fabricius raccontano con forza l’anima country di Nashville; Laura Cortese reinterpreta in modo personalissimo la tradizione bostoniana, distinguendosi ad esempio in una indimenticabile “Carolina in my mind” (tra i maggiori successi di James Taylor) al violino.
La voce di Genova, in questo polifonico coro di parole e melodie, è quella di Beppe Gambetta e lo si distingue ancor più chiaramente quando arrangia e intona il suo omaggio a Luigi Tenco: “Vedrai, vedrai”, parole e note eternamente moderne che, oggi come ieri, non nascondono il dolore ma neppure se ne lasciano abbattere:
“Vedrai, vedrai
Vedrai che cambierà
Forse non sarà domani
Ma un bel giorno cambierà
Vedrai, vedrai
No, non son finito sai
Non so dirti come e quando
Ma un bel giorno cambierà”
Damiano Verda