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I Fratelli Karamazov

Dal 11 al 16 febbraio 2020
Karamazov Brothers

I fratelli Karamazov © Manuela Giusto

“I fratelli Karamazov”, ultimo romanzo di un gigante della letteratura come Fëdor Dostoevskij, rappresenta, secondo molti critici, tanto il punto più alto della sua produzione quanto una sorta di testamento spirituale.

La cura nel tratteggio della figura di ciascuno dei personaggi e la capacità di trattare, attraverso una vicenda individuale e che ci appare vicina, concreta, questioni universali, che appartengono al cuore di ogni essere umano, non smette di suscitare stupore e ammirazione, anche a più di un secolo dalla pubblicazione, datata 1879.

Glauco Mauri, che interpreta splendidamente il ruolo di Fëdor Pavlovič, rilegge e racconta l’impostazione di Dostoevskij come una sorta di immagine speculare di quello che sarà, a metà del ‘900, il teatro dell’assurdo Beckettiano. Ne “I fratelli Karamazov” infatti non è “la tragedia del vivere che diventa farsa”, ma “la farsa del vivere che diventa tragedia”.

In altre parole, un racconto di sé e degli altri che vorrebbe farsi leggero, quasi spensierato, finisce per rivelare, attraverso le tensioni che si generano tra i personaggi, dinamiche più profonde, aspirazioni e desideri che i protagonisti faticano a confessare perfino a se stessi.

Tre fratelli: Dmitrij, Ivan, Aleksej. Tutti in qualche modo legati e influenzati dalla dominante, ingombrante, figura del padre Fëdor. Un quarto figlio, illegittimo, di nome Smerdjakov, vive con Fëdor in qualità di servo. Ciascuno dei personaggi, a suo modo, è irrisolto. E proprio nella manifestazione di tale incompiutezza si racchiude la loro scintilla di vitalità che, complice anche l’attenta regia di Matteo Tarasco, avvince lo spettatore e lo accompagna in una profonda indagine psicologica.

Lo slancio di Dmitrij, la fede di Aleksej, la razionalità di Ivan, l’avidità di Fëdor. Gli amori ricambiati e non ricambiati, per l’orgogliosa Katerina Ivanovna e l’affascinante Grušenka. Si ha l’impressione che, dietro una battuta sferzante, si celi l’ansia di capire, l’ansia con cui ciascuno di loro, e ciascuno di noi, cerca un proprio luogo della mente e dello spirito, in cui sentirsi finalmente a casa.

Damiano Verda