Poker
Dal 28 dicembre 2018 al 5 gennaio 2019La dark comedy “Poker” chiude il 2018 e apre il 2019 per il teatro Duse di Genova. Il testo del 1995 di Patrick Marber, sceneggiatore britannico che non disdegna anche incursioni cinematografiche, come ad esempio in “Closer” e in “Notes on a Scandal” (candidato all’Oscar 2006) è tradotto da Carlo Sciaccaluga e messo in scena dal regista Antonio Zavatteri.
Cinque amici si preparano alla consueta partita di poker e, come ogni settimana, forse ancor più che nelle ultime occasioni, portano al tavolo paure, delusioni e, malgrado tutto, quasi vergognandosene, qualche tenue speranza per il futuro.
I caratteri dei giocatori sono molto diversi tra loro: Stephen, padrone del ristorante in cui si gioca, si mostra solido, forte della sicurezza economica che ha saputo guadagnarsi. E forse neppure lui capisce quanto la sua insistenza nell’organizzare il tavolo da poker sia un tributo agli antichi vizi e quanto un modo per non perdere contatto col figlio Carl, che nasconde, anche al tavolo da gioco, la sua insicurezza sotto una patina di esuberanza. Il cuoco Sweeney e i due camerieri Frankie e Pollo completano il quadro: non soltanto dipendenti ma ormai, dopo lunghi anni, anche amici di Stephen.
Sweeney ha una figlia piccola e cerca, tra una bevuta e l’altra, di ricordarsene. Frankie ha preso il poker più sul serio degli altri: sogna Las Vegas e il professionismo. Anche Pollo ha dei sogni, ma cambiano in fretta e sono uno più campato in aria dell’altro. Senza lesinare battute al vetriolo, tanto Stephen quanto Sweeney e Frankie cercano in qualche modo di proteggerlo dalla sua stessa fragilità. Carl invece pare quasi volerne approfittare: a sua discolpa, c’è da dire che le circostanze lo costringono a scelte difficili.
Deve onorare un cospicuo debito di gioco e non intende confessarlo al padre. Così, coinvolge il suo creditore Ash, giocatore professionista, nella partita: questa sera saranno in sei a giocare. L’incontro tra i personaggi produce un intreccio vivo, ricco ed esilarante, grazie all’eccellente prova di gruppo da parte degli attori. Degne di menzione in particolare le scene di doppio dialogo, portate avanti separatamente, in modo splendidamente coordinato, da due coppie di attori in scena in due ambienti diversi.
Osservando in controluce l’ambientazione e il taglio del racconto, all’apparenza ironico e divertente ma con un retrogusto amaro, torna alla memoria l’atmosfera di “Regalo di Natale”, pellicola del 1986 di Pupi Avati candidata al Leone d’Oro (il film avrà anche un seguito, nel 2004, intitolato “La rivincita di Natale”).
Anche in quel caso, una partita tra amici. E un ospite: un professionista. Ma se nella narrazione di Avati l’amicizia pare andare alla deriva, sospinta al largo dalla meschinità, in “Poker” si costituisce ad argine poco appariscente, ma piuttosto solido. In fondo, i giocatori della domenica, forse compreso Carl, finiscono per stare tutti, in qualche modo, dalla stessa parte.
E così, pur tra diversi dispiaceri e dovendo fare i conti con qualche cicatrice, un gruppo che da fuori pare litigioso, sghembo e scalcinato farà del suo meglio per respingere un pericoloso intruso senza rinunciare alla propria identità, imperfetta ma viva. Ricordando Ligabue e il suo “Angelo della nebbia”: “c’è un piatto pieno di vita / puntata in scommesse già perse in partenza / ma prima di tutto van tutte giocate” e, comunque vada, la prossima settimana ci sarà tempo e spazio per un'altra partita ancora. E, tutto sommato, ancora tra amici.
Damiano Verda