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Tennis: argento olimpico per del Potro

Una medaglia che sa di riscatto e di rilancio photo posted by del Potro on Twitter after having won the Olympics silver medal

La foto pubblicata da Juan Martin del Potro tramite Twitter mostra la sua città, Tandil, provincia di Buenos Aires, intenta a festeggiarlo mentre con orgoglio il tennista mostra la medaglia d’argento. Ma non è soltanto per il secondo posto guadagnato nel singolare maschile del torneo olimpico di Rio che l’immagine ci restituisce una piazza piena e festante: questa storia comincia da più lontano.

Inizia forse addirittura il 13 settembre 2009, quasi sette anni fa, all’Arthur Ashe stadium, teatro della finale degli US Open. Il ventenne del Potro, alla sua prima finale in un torneo del grande slam, affronta sua maestà Roger Federer, tornato numero 1 del mondo, vincitore delle ultime cinque edizioni e che, per la prima volta proprio nel 2009, è riuscito a trionfare anche sulla terra rossa di Parigi.

Il pronostico appare scontato e la vittoria del primo set da parte di Federer per 6-3 sembra non lasciare più spazio a dubbi. L’argentino però vince in rimonta, in cinque set, e si laurea campione. Durante la premiazione, sembra avere le idee chiare: «Avevo due sogni: il primo era vincere lo US Open, il secondo diventare bravo come Roger, che ho affrontato oggi. Il primo sogno è realizzato, ma ho ancora molto da lavorare per il secondo». Più ancora della potenza del servizio e del dritto, fanno presagire per Delpo un futuro da campione la sua umiltà e il suo carattere.

Purtroppo, già dall’anno successivo (2010), la sua carriera prende una svolta sfortunata e inattesa: negli ultimi anni è costretto a sottoporsi a ben tre operazioni chirurgiche al polso destro, che lo tengono per lunghi periodi lontano dai campi e comunque ben distante dalla condizione e dal ritmo di gioco ottimale.

In questo 2016, finalmente, riesce a trovare continuità. Forse per la prima volta, sul prato di Wimbledon, nell’incontro di secondo turno, si rivedono i suoi colpi migliori. Stanislas Wawrinka, testa di serie numero 4, è battuto in 4 set. Ancora una volta, in rimonta: 3-6, 6-3, 7-6, 6-3. Nel turno successivo però l’argentino non riesce a confermarsi e perde dal non irresistibile Lucas Pouille, in quattro set.

Si presenta al torneo olimpico, forte del bronzo della scorsa edizione, a Londra (una delle poche soddisfazioni in questi anni travagliati), ma come numero 141 del seeding: anche per questo, lo attende un tabellone molto complicato.

Al primo turno, il suo avversario è infatti Novak Djokovic, numero 1 del mondo e dominatore del circuito da diversi anni a questa parte. Il cemento, scelto per il torneo di Rio, è probabilmente la sua superficie preferita. Al termine di una partita equilibrata e combattuta, è del Potro a prevalere, con il punteggio di 7-6, 7-6.

Stavolta la magia non si interrompe e il gigante di Tandil (1,98 m) continua a entusiasmare col suo tennis d’attacco, fatto di scambi brevi e di fulminee accelerazioni. In semifinale, ne fa le spese anche Rafa Nadal, sconfitto per due set a uno. La finale vede del Potro opposto ad Andy Murray, numero 2 del mondo, detentore dell’oro olimpico e fresco vincitore di Wimbledon.

Con coraggio, l’argentino imposta una partita d’attacco e si porta sul punteggio di un set pari. Da lì in poi, non soltanto la qualità dei colpi di sbarramento di Murray ma soprattutto la sua superiore freschezza atletica si impongono e consegnano la medaglia d’oro al britannico, che chiude tre set a uno.

Del Potro può però consolarsi con un argento che, soprattutto per come è maturato, lo riconsegna al gotha del tennis mondiale. È vero: l’oro sfuma, ma potrebbe essere soltanto rimandato. E, comunque, Delpo ha già mostrato di cosa è capace, per inseguire un sogno. O meglio, un altro sogno ancora.

Damiano Verda

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